Sala del Munizioniere, 5 aprile 2011, ore 17.45,
![]() Data l’inevitabile decontestualizzazione dell’arte africana quando viene presentata agli sguardi europei come oggetto estetico, in genere diversi sforzi, legittimi, sono messi in opera per ricontestualizzarla, e nella maggior parte dei casi lo si fa richiamando le condizioni di produzione e gli usi sociali e simbolici degli oggetti in questione nei loro contesti di provenienza. In questo processo c’è un grande assente, ufficialmente inesistente ma che, tuttavia, riesce a imbucarsi costantemente: è la percezione europea dell’Africa. Una percezione influenzata da numerosi, radicati e persistenti stereotipi e pregiudizi che ruotano intorno a una invenzione della cultura africana come universo tribale dominato da maschere e feticci. Jean-Pierre Olivier de Sardan Directeur de recherche al CNRS e directeur d'études all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales a Marsiglia. Attualmente svolge ricerche presso il LASDEL (Institut de recherche pour le développement), da lui fondato a Niamey, Niger. |
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![]() Partendo dal principio che è l’involucro a determinare il contenuto e che, di conseguenza, è il contenitore museale, sono le esposizioni, le biennali, le riviste e le critiche d’arte che fanno l’arte, si può affermare che non esiste arte senza l’esistenza di un mondo dell’arte e ciò che l’accompagna: l’intenzionalità estetica. Ciò è vero anche, e in particolar modo, nel caso degli oggetti d’arte primitiva resi tali dal loro ingresso nel mondo dell’arte occidentale. Ciò spiega, se si adotta la prospettiva di Kopytoff relativa al pedigree degli oggetti, che uno stesso oggetto d’arte africana possa transitare attraverso diversi mondi: gabinetti di curiosità o meraviglie (per fare un riferimento al titolo della esposizione), museo di etnografia,, collezione privata, galleria, etc., prima di diventare specificatamente un’opera d’arte. Senza che questo significhi tuttavia che le aspettative occidentali nei riguardi delle opere africane non siano persistentemente condizionate da una visione primitivista. Jean-Loup Amselle Antropologo, è direttore di studi all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi e caporedattore dei Cahiers d'études africaines. Fra i suoi temi di ricerca: l'"invenzione" dell'etnicità, il "métissage", il multiculturalismo, il postcolonialismo, l'arte africana contemporanea. |