Emigrazione e città portuali tra Ottocento e Novecento

 


M. Elisabetta TONIZZI

30 marzo 2012 ore 12, Sala Camino


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Università di Genova
La storia dell’emigrazione, della navigazione e dei porti sono strettamente intrecciate. Gli scali marittimi costituirono infatti, in Europa e sulla sponda occidentale dell’America, i punti nodali della ‘Grande migrazione’ transatlantica, per compiere la quale decine di milioni di emigranti dovettero necessariamente imbarcarsi su una nave ormeggiata in un porto. Le innovazioni tecnologiche del trasporto marittimo tra la seconda metà dell’Ottocento e la Prima guerra mondiale, con la nascita di grandi società di navigazione internazionale, ridussero enormemente i tempi e i costi dell’attraversata. Il movimento passeggeri alimentò pertanto un enorme giro d’affari e gli agenti delle compagnie di navigazione giocarono un ruolo cruciale nel determinare l’orientamento dei flussi migratori. La ‘Grande migrazione’ costituì quindi un fattore importantissimo dello sviluppo economico delle città portuali e, nella competizione per accaparrarsi quote crescenti del traffico, determinò significativi interventi strutturali sia relativamente agli impianti marittimi che per l’accoglienza e la protezione dei migranti.