La pace perpetua. Con Kant, oltre Kant


Donatella DI CESARE

venerdì 5 aprile, ore 17 Sala del Maggior Consiglio


Farmaco più o meno amaro di una umanità periodicamente malata, la guerra sembra un male inevitabile.
Ecco perché la violenza bellica trionfa anche dopo lo shock deli ultimi conflitti mondiali. Certo è mutata la forma della guerra che tuttavia è spacciata ancora per l'unico antidoto all'apocalisse nucleare. La pace continua a definirsi in negativo come fine irraggiungibile delle ostilità, utopica assenza di guerra, da perseguire, però, all'infinito, a meno di non voler intendere la pace perpetua - questo è il monito di Kant - come «pace dei morti». Ma si può spezzare la spirale per cui si ricerca la pace preparando la guerra? Occorre un movimento utopico di inversione: la pace non è di là da venire, ma è al di là della guerra. Un'altra pace è la pace più antica della guerra, che ne precede l'ordine, una pace anarchica non deducibile dalla guerra, che si dà nella relazione con l'altro.

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