Gioacchino da Fiore, l'utopia monastica: Dispositio novi ordinis


Roberto RUSCONI

domenica 7 aprile, ore 12 Sala Liguria


Tra gli antesignani delle utopie moderne è stato annoverato Gioacchino da Fiore (m. 1202). Si trattava di un monaco cistercense, che in cerca di maggiore rigore diede vita a una sua congregazione florense.
Il suo pensiero prendeva le mosse da un’originale metodo di esegesi biblica (Concordia del Nuovo e del Vecchio Testamento), che si sviluppava in una teologia trinitaria (Salterio dalle dieci corde) e conduceva a una concezione escatologica della storia (Esposizione sull’Apocalisse). In strette relazioni con la curia romana e ben consapevole dei risvolti della lotta tra papato e impero, il suo ideale era squisitamente monastico. Egli lo condensò in una singola «figura», vale a dire in uno schema grafico corredato di ampie didascalie: Dispositio novi ordinis ad instar caelestis Hierusalem. Nel futuro, alla fine della storia, il mondo si sarebbe trasformato un grande monastero, sul modello della Gerusalemme che si trova nei cieli.

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