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NAKIS PANAYOTUDIS - viaggiando la luce
8 marzo - 21 aprile 2003
Inaugurazione
Venerdì 7 marzo ore 18.00
Porticato
Inaugura la mostra il Commissario Europeo per la Cultura
Viviane Reding
Ingresso libero
Orario
Aperta tutti i giorni escluso il lunedì dalle ore 14.00 alle ore 20.00
Info
Tel. 010-5574004
Nell’ambito delle manifestazioni che vedranno Genova Capitale Europea
della Cultura nel 2004, il Comune di Genova e Fondazione Festival, esprimono
un significativo segno del loro impegno nel promuovere attività artistiche
e culturali, presentando a Palazzo Ducale la mostra Viaggiando la luce, personale dell’artista,
di respiro europeo, Nakis PANAYOTIDIS.
Dall’8 marzo al 21 aprile 2003 nella Loggia degli Abati viene esposta una selezione di
una ventina di opere appartenenti alla ricerca dell’ultimo decennio.
In aderenza al titolo scelto dall’artista, la mostra nasce e si articola sulla tematica
del viaggio come metafora della conoscenza, come condizione nostalgica di un ritorno,
attraverso la rivisitazione dei luoghi dell’infanzia, a un’origine fisica e metafisica.
Greco di nascita (Atene 1947), formatosi a Torino nel clima estetico e socialmente motivato
dei primi anni Settanta, attivo e residente a Berna, Panayotidis non può non
ricondurre al mito di una mediterraneità solare, alla figura del navigatore
per antonomasia Odisseo. La mitologia dei De Chirico e dei Savinio prosegue negli esiti
estetici di questo artista, che innesta un linguaggio estetico contemporaneo su un immaginario
potentemente arcaico, che trasforma un Luogo in Non-luogo utopico, un Tempo in una Dimensione
atemporale. C’è un viaggio sognato, in ogni lavoro di Panayotidis, che inizia con la
macchina fotografica in esterni per arrivare poi a luoghi reinventati dalla sua percezione in
atelier. Dando spazio alla pratica dello Spaesamento, l’artista fa scorrere il Fiume
Aare di Berna tra le pietre della sua amata Serifos, fa esalare nei vapori del sole greco
i ghiacciai azzurri dell’Oberland bernese. Negli anni Novanta, una lampadina accesa su fondi
di tela catramata illumina debolmente sagome di tavoli, sedie, letti, ritagliate in lamine
di piombo, ricreando, in modo emotivamente pregnante, con un minimalismo tuttavia di ascendenza
concettuale, gli ambienti spogli, ma densi di odori e di umori delle basse case del Pireo.
Nelle sue grandi foto-costruzioni sono le sequenze intermittenti di tubi al neon o lampadine,
ora accese ora spente, che riaccendono emotivamente, alla luce del ricordo, il vissuto di
vecchie miniere, l’archeologia industriale di fabbriche disattivate, il rigore delle
architetture dell’uomo nel solenne respiro della natura, vedute di città portuali, tra
cui Genova, Salonicco, Barcellona, Marsiglia, e nelle opere più recenti, su tele
emulsionate con interventi pittorici, grandi scorci su fiumi, dove si riflettono conifere
nordiche, scie di transatlantici che solcano azzurri mari mediterranei.
La mostra di Genova ricostruisce, di sala in sala, un viaggio interiore e in esterni, che
ha il suo punto focale nell’opera, realizzata espressamente per lo spazio della torre
medievale della Loggia degli Abati, Diventi quello che sei, scritta in caratteri greci
con il neon, che riprende come un monito, l’oracolo della Pizia di Delfi. Il percorso
si svolge a partire dalle opere in bianco e nero a quelle materiche, dove dagli spessori
bruni del catrame passa a quelli nivei della cera, fino a concludersi nei colori sognati
di una natura sospesa tra Nord e Sud. Tanto i Deserti del Vissuto quanto i Paesaggi della
Memoria di Panayotidis rinviano alle atmosfere del film Stalker di Andrej Tarkovskij.
Opere di Nakis Panayotidis sono conservate al Kunstmuseum Bern, Berna, nella Hess Collection,
Napa Valley, California, nel Museo d’Arte Contemporanea Fondazione Basile & Elisa Goulandris,
Andros, Grecia, in collezioni private, nella collezione permanente della Galerie Henze & Ketterer
di Wichtrach/Bern, Svizzera. È in corso di stampa un catalogo ragionato delle sue
opere a cura dello storico dell’arte e critico Denys Zacharopoulos, edizioni Acatos, Losanna.
In occasione della mostra, curata da Viana Conti, viene presentato un catalogo bilingue
(italiano/inglese) edizioni Electa, corredato da fotografie a colori delle opere, con introduzione
di Bruno Corà e testi di Hans Christoph von Tavel e Viana Conti.
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