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IO VIVRÒ PER SEMPRE
1 aprile - 20 giugno 1999
Storia di Pasherenesi Sacerdote nell’Antico Egitto
Nell’Egitto di 2600 anni fa moriva il sacerdote Pasherenesi,
profeta del dio Horus, della dinastia dei sacerdoti del tempio di
Edfu, nell’Alto Egitto.
Eli affidava le speranze di vita eterna all’imbalsamazione del suo
corpo e alla magia, un rituale di gesti, strumenti ed oggetti che
gli avrebbero permesso di raggiungere il dio Osiride e, una volta
superato il suo giudizio, diventare anch’egli come lui, cioè
rinascere per sempre nella dimora dell’aldilà.
La mummia, il sarcofago e molti oggetti di Pasherenesi sono giunti
fino a noi nelle collezioni del Museo di Archeologia di Genova.
Essi segnano il percorso di una mostra che, avvalendosi del
prestito di oltre un centinaio di pezzi dai principali Musei Egizi
italiani, vuole aprire uno spiraglio su quel mondo e scoprire da
dove nascesse quella speranza di immortalità.
I pezzi dell’esposizione sono stati scelti in buona parte fra
quelli di età saitica, l’arco di tempo all’interno del
quale si colloca la vicenda umana di Pasherenesi (VII - VI secolo
a.C.), un periodo tardo della millenaria storia dell’Egitto ma
forse l’ultimo di indipendenza del Paese, durante il quale
l’Egitto conobbe un’epoca di rinascenza che sembrò
riportarlo ai tempi più gloriosi della sua storia.
Come spesso accade, un Paese che esce da un lungo periodo di crisi
si rivolge al passato, a quei momenti che sono visti a modello cui
ispirare le proprie azioni del presente: ecco che nasce quindi,
in quest’età, un gusto "arcaicizzante" - in particolare
nelle arti figurative - che richiama palesemente il gusto e lo
stile del Regno Antico o Medio.
I PEZZI RILEVANTI DELL'ESPOSIZIONE
Il sarcofago in forma umana appartenuto a Pasherenesi e donato al
Museo di Archeologia Ligure da un collezionista privato.
È in legno intonacato, dipinto e figurato con scene e
geroglifici.
Saranno in esposizione anche la mummia del sacerdote e la sua
"protezione magica" di amuleti, contenuti all’interno del
sarcofago.
Un Libro dei Morti, quasi completo, in papiro con scene dipinte
relative a funerali, dal Museo Egizio di Torino. Il testo era
di importanza fondamentale per il destino del defunto: il rispetto
del cerimoniale in esso indicato gli permetteva di "uscire al
giorno", cioè di raggiungere la felicità nel regno
ultraterreno.
Quattro vasi canopi in fayence dal Museo Egizio di Firenze.
Destinati a contenere gli organi molli del defunto estratti prima
della mummificazione, venivano posti nella camera funeraria ai
piedi del sarcofago.
Alcune bende di mummia in lono, dal Museo di La Spezia, con
geroglifici iscritti con formule dal Libro dei Morti.
Il Gruppo dei geni "guardiani", in granito, dal Museo Archeologico
di Bologna: avevano il compito di proteggere il sonno del defunto
dagli spiriti malefici.
La Clessidra in basalto dal Museo Barracco di Roma: è un
pezzo di eccezionale fattura artistica, parte di un orologio ad
acqua che, nel tempio, scandiva le ore del culto durante la notte.
PRESTITI
Il nucleo più consistente è quello del Museo Egizio
di Torino: più di 80 pezzi.
Altri Musei prestatori sono:
- Civico Museo Archeologico di Bologna
- Museo Egizio di Firenze
- Museo Formentini di La Spezia
- Museo Barracco di Roma
- Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di
Genova.
RESTAURI
Il restauro del sarcofago di Pasherenesi è stato eseguito
presso il laboratorio Nicola Restauri di Aramengo d'Asti,
specializzato in materiali egizi, con i fondi messi a disposizione
da:
- Regione Liguria (Servizio Programmi e Strutture Culturali)
- Comune di Genova (Servizi Culturali / Settore Musei)
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