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        Gente in Albergo. Storia per immagini dell’Albergo dei Poveri 
      Palazzo Ducale, Loggia degli Abati 
	  24 dicembre 2003 - 22 gennaio 2004 
        Orario: 12.00 - 19.30 
        Informazioni Tel. +39-0105531319 
        Ingresso libero 
        Inaugurazione, 23 dicembre 2003 alle ore 18.00, su invito 
        
Martedì 23 Dicembre 2003 inaugura a Palazzo Ducale la mostra "Gente in
        albergo". 
        In principio era una valigia di cartone, di quelle utilizzate dagli emigranti per portare
        le loro poche cose in America o dai poveri per mettere al sicuro i pochi averi. 
        In una semplice valigia di cartone, con la maniglia fatta col fil di ferro ritorto, un
        tecnico dell’Albergo dei Poveri, il geometra Martini, ha radunato per anni tutte le
        testimonianze fotografiche che saltavano fuori man mano che l’Albergo dei Poveri
        veniva svuotato. Erano immagini che testimoniavano oltre cento anni di vita
        nella città-Albergo e alle quali si sono aggiunte decine di antiche stampe molto
        più antiche: ne è venuta fuori una mostra, "Gente in Albergo", che
        verrà ospitata a Palazzo Ducale dal 23 dicembre alla metà di gennaio. 
        L’ingresso è gratuito, le testimonianze meritano di essere osservate con calma:
        sono foto che raccontano la povertà più estrema ma anche le scelte delle
        molteplici Amministrazioni che si sono succedute alla guida del "Brignole" nel corso di
        tutto il secolo scorso. La mostra - ordinata dal giornalista genovese Raffaele Niri e
        realizzata dalla "Praxi" - è costituita da una sessantina di pannelli e quasi
        duecento immagini: una decina di questi pannelli, però, risalgono all’immediato
        dopoguerra e raccontano - utilizzando immagini che vanno dagli anni Venti agli anni
        Quaranta - l’Albergo dei Poveri visto con gli occhi degli Anni Cinquanta. Com’è
        noto l'enorme struttura è stata completamente svuotata, per essere destinata ad
        accogliere due Facoltà Universitarie, Scienze politiche e Giurisprudenza. 
        L’attuale amministrazione del "Brignole" (il presidente è il vicesindaco Alberto
        Ghio, il direttore generale è Michela Costa) ha attuato una seria politica di
        decentramento, facendo nascere una serie di strutture moderne e decentrate sul territorio
        invece dell’enorme edificio "dimora di ogni bisognoso" pensato nel Seicento da
        Emanuele Brignole. 
        Le foto raccontano l'idea originaria del Brignole (diciotto "quartieri" destinati, ad 
        esempio, a "lebbrosi e tignosi", "orfani deleritti che sfilano corde", "marioli e giovani
        di mala piega", "vecchie di buona qualità", "penitenti gravide", "figlie da 12 anni
        che si crescono per sistemarle", "scandalose e incorreggibili"), la creazione di una
        città nella città, l'incredibile sviluppo che portò ad avere
        contemporaneamente nell'Albergo qualcosa come ottomila persone, fino alla vita quotidiana
        nel Novecento. Con l'avvento della fotografia le fasi del secolo scorso sono, ovviamente,
        molto più facili da documentare: c’è la visita dei Savoia, c’è il Natale fascista, poi la Liberazione, la banda americana che tiene un concerto per i degenti, la lunga stagione democristiana (con la presenza ad ogni festa dell’onorevole
        Ines Boffardi e le visite del Cardinal Siri, dei sindaci Pertusio e Pedullà) e i
        tanti momenti di festeggiamenti "interni" (la festa per il centesimo compleanno della
        degente Caterina Modica, la festa di Battesimo dell'anziana Rosa Gazzo, le feste della
        mamma e quella della Santissima Trinità). Ma sono documentati anche momenti tragici 
        (come l’esplosione della calderina dell’Istituto che uccise tre operai), piccoli e grandi 
        cambiamenti (la festa per l’arrivo della prima lavatrice, le nuove cucine, l’enorme
        lavastoviglie). 
        Più antiche le foto del lavoro quotidiano: l’Albergo funzionava come una
        città, con il suo centro stampa, la falegrameria, la panetteria, la sartoria. E poi
        la fabbrica di scarpe, quella di sete (che risale addirittura al Seicento), quella di
        corde e gomene. La mostra "Gente in Albergo" non finirà con Palazzo Ducale: i
        pannelli troveranno posto all’interno dell’Albergo dei Poveri e racconteranno, agli
        studenti universitari, la storia di quelle stanze. Non a caso l’Università è uno degli sponsor della mostra, insieme alla Cassa di Risparmio (un pannello racconta
        l’apertura della prima "filiale interna"), la Camera di Commercio (che ha plaudito alla valorizzazione delle storie di lavoro sviluppatesi nella Città-Albergo),
        all’assessorato alla cultura della Regione Liguria, alla Carena che è l’impresa che sta lavorando al recupero a fini universitari dell’Albergo (e un paio di pannelli raccontano la complessa trasformazione, sotto la guida dell’architetto Enrico Bona,
        dell’imponente struttura) e all’Amiu.
  
        La mostra ospita anche alcuni "pezzi" rari: il registro con gli autografi dei visitatori
        (da Vittorio Emanuele e la Regina Elena a Vittorio Sgarbi e Michele Cocuzza), la pergamena
        che elenca i "parroci interni" dalla metà del Seicento ad oggi, i menù dei
        ricoverati. E, ancora, le strutture di vita quotidiana, dal letto spoglio ai paraventi
        che, teoricamente, permettevano un pò di privacy.
         
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      L’Albergo dei Poveri
  
       
  
       
  
       
  
       
  
       
  
       
  
       
  
       
  
	  
       
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