Giappone. L'Arte del mutamento
primavera - estate 2005, 2006 e 2007

|
|

|
|
L'abbinamento di Genova col Giappone proposto nel progetto che si presenta oggi
si lega alla riqualificazione avviata da alcuni anni nel capoluogo ligure per adattarlo
alle esigenze di una città europea d'avanguardia.
Esso si riconduce anche agli
intensificati rapporti internazionali culminati l'anno passato con "Genova Capitale
Culturale d'Europa".
|

|
|

|
|
È interessante che in questa sua fase di rinnovamento la città si misuri con un
Paese apparentemente così lontano. Esistono però motivi precisi. Quella
giapponese è una delle culture che nel loro sviluppo secolare hanno maggiormente
saputo trasformarsi assorbendo stimoli provenienti dall'esterno, anzi molte volte
andandoli tenacemente a ricercare. E però in tutti i suoi connubi di civiltà non ha
mai perduto l'essenza della propria natura. Dapprima il grande impatto dalla Corea
e dalla Cina con la cultura confuciana e la fede buddhista, poi quello dall'India e
dal buddhismo esoterico di impronta himalayana, e ancora dalla Cina - questa
sorta di grande madre o anche di rispettato, temuto, a volte persino odiato, fratello
maggiore - quindi dall'Europa e dal cristianesimo missionario del Cinquecento e
del Seicento, infine da tutto l'Occidente, soprattutto nell'impronta degli Stati Uniti, in
almeno due fasi: dalla metà Ottocento e dopo la guerra del Pacifico.
In più occasioni il Giappone si confrontò, e continua a farlo e lo farà probabilmente sempre, con realtà economiche, culturali, politiche, sociali gigantesche. Le
abbraccia con tutto se stesso. cerca a volte addirittura di inghiottirle. Ne fa spesso
grandi indigestioni che fanno temere per la perdita di sé. Ma poi risorge sempre
arricchito dai frutti dell'incontro, talvolta anche scontro, con quelle realtà diverse.
Per questo motivo il tema del ciclo triennale da Genova dedicato al Sol Levante ha
per fondamento la trasformazione vista attraverso l'arte. Trasformazione nel senso
del passaggio da un tipo di società a un'altra, dell'accelerazione e intensificazione
dei rapporti, dell'approfondimento, della messa a confronto ed esaltazione delle
differenze culturali. Oltre a essere intrinseco alla natura stessa della società
giapponese rappresenta anche la via di sviluppo intrapresa da Genova in questi
anni. Ciascun evento del triennio 2005-2007 durerà quattro mesi e si articolerà in
un gruppo di mostre nel Palazzo Ducale e di attività collaterali: sul cinema, la
letteratura, la musica e lo spettacolo, le arti marziali, la cerimonia del tè, la cucina
in vari luoghi della città.
Bisogna inoltre dire che Genova fu direttamente partecipe, anche se in modo
circoscritto, di una delle metamorfosi del Giappone e cioè quando esso intraprese il
suo vertiginoso processo di occidentalizzazione dopo la metà dell'Ottocento. Mi
riferisco a quando Edoardo Chiossone lasciò la città per andare a fare il direttore
artistico del nuovo poligrafico dello Stato del governo Meiji nel 1875. Egli portò a
Tokyo, dove rimase fino alla morte nel 1898, le più avanzate tecniche della
produzione di carte valori ed è ancora considerato una sorta di padre della stampa
giapponese moderna. Ma oltre all'attività nel poligrafico, dipinse anche diversi
ritratti di personaggi importanti tra cui l'imperatore Meiji, l'imperatrice e il principe
ereditario, nonché altri membri della famiglia imperiale e del governo. Durante la
sua permanenza in Giappone raccolse inoltre circa ventimila opere che formano la
raccolta del museo genovese che porta il suo nome.
La prima delle quattro mostre di quest'anno "Capolavori dal Museo Chiossone.
Stampe e dipinti Ukiyoe" comprende centocinquanta opere e mette in luce la
società giapponese dei due secoli e mezzo che precedettero l'apertura del Paese
nel 1854. Quello fu un periodo di grandi tramutazioni con la crisi e l'irrigidimento del
sistema feudale, la comparsa di istituti sociali di tipo moderno e, con l'emergere
della classe mercantile e imprenditoriale, anche la formazione di un nuovo gusto,
una nuova arte e nuovi divertimenti.
Anche la seconda mostra: "Avvolti nel mito.Tessuti e costumi fra Settecento e
Novecento dalla collezione Montgomery" testimonia un periodo di tramutazioni in
cui nuovi elementi iconografici e nuove tecniche si sovrappongono e si fondono
con altre più tradizionali. Si compone di centocinquanta manufatti tessili d'uso
corrente in cotone, ma con esemplari in ramia, in glicine, banano e altre fibre e
decorati perlopiù in indaco. Si tratta di coperture per futon, di vesti pesanti e
leggere di festa o di lavoro, per contadini, pescatori, pompieri, rivelano l'intrinseco
splendore del design tessile e di abbigliamento per la maggior parte l'ultimo quarto
dell'otto e il primo del Novecento. Alcuni di essi sono ancora dello stesso tipo che
si vede illustrato nelle stampe e i dipinti più tardi delle opere nella collezione di
Edoardo Chiossone.
La terza mostra "Manifesti d'artista. 1955-2005" è unica nel suo genere per
ricchezza di opere, complessità e ampiezza del periodo considerato in quanto
raccoglie seicento opere di sessantasette grafici di più generazioni. Il manifesto
giapponese per certi aspetti si riallaccia alla tradizione della grafica nazionale che
già con l'ukiyoe - il mondo fluttuante - raggiunse livelli ineguagliati. Le opere
saranno raggruppate secondo i principali temi rappresentati: Arti e Teatro,
Ambiente, Comunicazione, Tipografia, Sport, Pace, Stile Giappone.
L'ultima mostra "Hiroshima-Nagasaki. Fotografia della memoria" è una mostraevento
per il sessantesimo anniversario dalla distruzione delle due città con la
bomba atomica. Le tre sezioni sono dedicate una a ciascuna città con foto scattate
in quei giorni, la terza alla piccola Sadako e alla sua storia delle mille gru di carta.
Un'istallazione particolare, che occuperà l'intera corte grande di Palazzo Ducale
fino all'ultimo piano, ha lo scopo di richiamare alla memoria e al raccoglimento.
|
 |
|