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Appartamento del Doge
28 maggio - 30 agosto 2009
Europa Verticale
Fotografie di Monika Bulaj e disegni di Paolo Rumiz

“Il nostro lavoro di teatranti diventa un viaggio alla ricerca della nuova
Europa, alla ricerca di quell’Europa-cerniera, sempre meno Est e sempre più
centro, baricentro di un nuovo assetto geopolitico.
La mostra viene affidata a Danièle Sulewic, lei polacca nata in Francia, con
doppio passaporto, mai tornata in Polonia, ora cantore di quella terra.
‘I manifesti del teatro polacco - scrive Danièle - non sono “buonisti“, la loro
estetica è sempre un po’ disturbante, la loro forza espressiva piena di irrequietezza.
L’uso del mondo dell'infanzia, pupazzi, giocattoli, con il filtro
dell’occhio crudo dell’adulto, ci riporta non solo alla crudeltà istintiva dei
bambini, ma a quella dell’uomo senza innocenza. I manichini con la loro
metafisica e la loro realistica quotidianità si integrano al mondo teatrale e portano con loro una poesia non rassicurante (…)’.
Il nostro viaggio è stato un viaggio dentro una storia personale e dentro la
Storia: la scoperta di un paese con un passato complicato e tragico, con
una cultura forte, ostinata ed affascinante.”
Sergio Maifredi e Corrado d’Elia
“Sono più di vent’anni che zigzaghiamo nel Continente Perduto, lo spazio
franco dei fiumi, dei monasteri, delle foreste e dei laghi che segna il centro
d’Europa. In questa Terra di mezzo oggi gli ebrei e molti popoli minori
sono solo una dolorosa assenza, ma il vecchio mondo è ancora visibile,
con le macerie dei grandi imperi. Vent’anni straordinari, vissuti con uno
zaino leggero, un notes e una macchina fotografica, saltando su ogni
mezzo di trasporto: autobus, automobili, biciclette e i favolosi treni
dell’Est [ … ] ci siamo trovati con montagne di documenti: migliaia di
pagine zeppe di appunti e disegni, e una quantità incalcolabile di fotografie.
Erano le briciole di questo Grande Centro perduto, svuotato e spaccato
dalla politica. L’anima del Continente, che abbiamo trovato più spesso fuori
che dentro quell’impalcatura burocratica che si chiama Ue.”
Monika Bulaj e Paolo Rumiz.
Nasce così, da due viaggi nelle terre dell’Est - quello di Maifredi e
d’Elia sulle rotte teatrali di Kantor e Grotowski in Polonia, e quello di
Bulaj e Rumiz, che si trasforma in un attraversamento longitudinale
del ventre di un’Europa dimenticata - un ampio e originale diario di
immagini, emozioni e conoscenze che può far riflettere sui processi di
cambiamento e globalizzazione messi in moto dalla caduta del Muro.