1968: tra Berkeley e Saigon


Luciana CASTELLINA, Peppino ORTOLEVA

domenica 15 aprile, ore 15 Archivio Storico


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La vera portata dei movimenti del '68, a cinquant'anni di distanza, sembra ancora difficile da mettere pienamente a fuoco: dopo la fiammata rivoluzionaria, probabilmente l'ultima della storia occidentale, la diffusa riduzione a fenomeno di costume in fondo innocuo.
In realtà si è trattato di un evento spartiacque, sia pure in un senso in parte diverso a quello che venne pensato e sperato dai suoi protagonisti: la nascita di una politica basata sulla soggettività e sull'identità, insieme planetario come nessun movimento era stato prima e fondato sulla valorizzazione delle differenze. Se è ora di consegnare veramente il '68 alla storia, al di là di ricorrenze e anniversari, lo si può fare solamente ripensando il senso, e i paradossi, dell'ultimo mezzo secolo.


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