Tra Castro e il Che


Franco CARDINI, Renato TORTAROLO

domenica 15 aprile, ore 17 Sala del Maggior Consiglio


Ernesto "Che" Guevara (1928-1967) è dotato, come i re studiati da Ernst Kantorowicz, di un "doppio corpo".
Da una parte c'è quello del dottor Guevara, nato a Rosario in Argentina, laureatosi in medicina nel 1953, compagno di lotta a Cuba di Fidel Castro che aveva conosciuto nel 1955 in Messico. Combattente contro la dittatura di Fulgencio Batista a Cuba (1956-59), quindi collaboratore di Castro nell'edificazione dello stato socialista, fu direttore della Banca Nazionale e quindi ministro dell'industria (1961-1965). Il suo "corpo" di uomo politico albergò uno spirito problematico e inquieto: portavoce dei paesi e dei popoli "del Terzo Mondo" preso l'Assemblea delle Nazioni Unite, viaggiatore politico in Unione Sovietica e in Africa, dal 1965 abbandonò i suoi impegni di governo per entrare eprsonalmente nelal guerriglia rivoluzionaria in America latina, il che lo condusse alla morte in Bolivia nel 1967. Molti hanno semplificato il suo contrasto con castro, che entrambi hanno sempre negato, paragonandolo a quello fra Trotzkji e Stalin: al Castro-Stalin propugnatore del "socialismo in un solo paese" (Cuba) e del gradualismo rivoluzionario, Guevara-Trotzkji avrebbe contrapposto la "rivoluzione continua" con origine ed epicentro in America latina. Il suo "corpo metafisico" e "metastorico" è quello della celebre foto del suo cadavere che lo ritrae in scorcio orizzontale, in modo da intenzionalmente ricordare un celebre Cristo Morto del Mantegna. E' questo il mito cristico-metastorico del "Che", profeta e martire della Rivoluzione Eterna: un mito che è andata ben oltre la prospettiva politica e storica della "sinistra" per diventare una bandiera della lotta contro il mondialismo capitalista. Ciò è ben espresso nel celebre "Llanto" per la sua morte, "Hasta siempre Comandante" del cubano Carlos Puebla.


Full Screen