La Rivoluzione al cinema, quattro film

A cura di Marco Salotti in collaborazione con Circuito Cinema Genova


dal 13 marzo al 10 aprile 2018 Sala Sivori


Per l’immaginario del cinema la rivoluzione è sempre stata un pranzo di gala. Un’offerta drammaturgica assolutamente irresistibile. Ejzenstejn interrompe la lavorazione di un film sulla collettivizzazione delle campagne allorché gli viene proposto di celebrare il decimo anniversario della rivoluzione bolscevica del 1917. E crea un monumento cinematografico: Ottobre. Un film che oggi viene percepito, al di là della sua ambizione di saggio per immagini, come il più grande poema cinematografico sulla rivoluzione. Un’epopea delle masse, senza protagonisti, senza intreccio, senza dinamiche individuali e quindi borghesi.
La dialettica delle idee si materializza nell’invenzione visiva e nel conflitto delle metafore. Cinquant’anni dopo, nel 1966, l’esempio di Ejzenstejn viene riproposto da Gillo Pontecorvo ne La battaglia di Algeri. Nascita della nazione algerina attraverso una lotta durata per quasi un decennio. Non solo cronaca di eventi (1954-1960) e illustrazione della strategia rivoluzionaria e della sua repressione, ma film corale a cui partecipa tutta la città di Algeri. E sono ancora le masse a essere privilegiate rispetto ai singoli eroi. Ancora un cinema di idee espresso nella dialettica dei fatti e in un montaggio visivo sostenuto dalla passione ideologica. L’ottimismo della volontà, anche nella sconfitta, viene esaltato in Allonsanfan di Paolo e Vittorio Taviani. Riflessione politica, non tanto sul Risorgimento italiano, quanto sull’attualità politica degli anni Settanta. Un apologo sul valore dell’utopia che è il movente primario della rivoluzione. Se i Taviani si ispirano al melodramma come mezzo di comunicazione popolare nell’Ottocento risorgimentale, il film No I giorni dell’arcobaleno (2012) di Pablo Larraìn riflette in forma problematica sul rapporto tra rivoluzione e media del nostro tempo. Nel 1988 Augusto Pinochet, dopo quindici anni di dittatura, è costretto a indire un referendum sulla sua permanenza al potere. Il Cile si divide tra il Sì e il No. La coalizione dei partiti di opposizione uscirà vincente, per l’oppressività del regime e soprattutto per una campagna televisiva che usa nuove tecniche di persuasione. E’ una rivoluzione incruenta, senza una goccia di sangue. Pinochet sarà sconfitto più che dall’ottimismo della volontà, dall’ottimismo della pubblicità: videoclip, spot, siparietti, coretti, magliette con l’arcobaleno. Il mezzo è messaggio e le vie della rivoluzione sembrano essere infinite.

Marco Salotti


Ottobre La Battaglia di Algeri Allonsafan No - I giorni dell'Arcobaleno